Ca’ di Mezzo

L’area di fitobiodepurazione di Cà di Mezzo, nel Comune di Codevigo in provincia di Padova, voluta dalla regione Veneto, è un ecosistema palustre completamente ricostruito su terreni golenali precedentemente adibiti ad agricoltura.

OBIETTIVI

L’obiettivo primario di tale area è quello di misurare le potenzialità di tali ambienti ricostruiti per il miglioramento della qualità delle acque superficiali.
Oltre a calcolare il bilancio di massa per l’azoto (N) ed il fosforo (P), seguendo i principali processi chimici e biologici tipici delle zone umide, il programma di monitoraggio prevede lo studio di tutte le componenti dell’ecosistema (piante acquatiche, fitoplancton, perifiton, invertebrati, anfibi, rettili, uccelli).

INTERVENTO

Nell’impianto di Cà di Mezzo è stata trapiantata la phragmites communis la comune canna da palude che costituisce un vero e proprio microlaboratorio chimico e biologico capace di trasformare gli agenti inquinanti come l’azoto ammoniacale e nitrico presenti nelle acque superficiali e rilasciarli in atmosfera in forma gassosa non dannosa per l’ambiente.
Le canne sono fondamentali in questo processo, in quanto hanno la capacità di assorbire ossigeno dall’atmosfera e di trasferirlo, attraverso la loro struttura, fino alle radici.

Le aree umide vengono ricostruite non solo per migliorare la qualità delle acque superficiali, ma anche per ricostruire ambienti naturali che sono l’habitat ideale per molte forme animali. In questo modo, quindi, si contribuisce ad aumentare la biodiversità del nostro ambiente in un quadro di valorizzazione economica. Attorno all’apparato radicale, si crea una microzona aerobica (ossigenata) circondata dal sedimento anaerobico. La contiguità di questi due microambienti è la condizione necessaria per la rimozione dell’azoto dalla colonna d’acqua.
L’azoto organico viene degradato, per via batterica, ad azoto ammoniacale nel sedimento.
Altri batteri presenti nella microzona aerobica intorno alle radici delle canne da palude, trasformano l’azoto ammoniacale in nitrato. Quest’ultimo, a contatto con l’ambiente anaerobico del sedimento, viene trasformato in azoto gassoso.
Questo processo prende il nome di denitrificazione e permette il trasferimento dell’azoto presente nella colonna d’acqua nel comparto aereo, in una forma chimica non inquinante.
Altri inquinanti come il fosforo ed i metalli pesanti, vengono trasportati/ assorbiti sulla frazione solida. All’interno dell’area umida, essi sedimentano grazie alle ridotte velocità dell’acqua e alla lunghezza del percorso che le particelle solide compiono attraversando il canneto. Le sostanze che raggiungono così il fondo, entrano a fare parte dei cicli biogeochimici come componenti della biomassa dei vari organismi che popolano in area umida.

Inoltre, nel tempo, il suolo di un area umida, si arricchisce di una frazione organica a lenta degradazione che contribuisce ad assorbire e quindi a bloccare all’interno del canneto le sostanze che vi si depositano.